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La “Zona Giorno”. Libreria componibile o parete attrezzata ? Tanti preziosi consigli per progettare e disporre i mobili più vissuti della nostra casa

Per definire in piena esattezza l’ambiente soggiorno sarebbe opportuno sfogliare un dizionario di architettura. Una volta rintracciata la voce relativa potremmo trovarci scritto: «dall’aggettivo diurnus, di ogni giorno; stanza destinata alla vita quotidiana in comune di un nucleo familiare o di una collettività. Anche Living-room, locuzione inglese di uso internazionale, propriamente traducibile con “stanza per vivere”, possiede più o meno lo stesso significato, strettamente legato al concetto di “vivere”. Proprio perché destinato alle attività specifiche della vita di tutti i giorni, dunque, questo ambiente tende a porsi come la sintesi di tutto l’abitare familiare e a occupare, solitamente, la maggior parte dello spazio all’interno della dimora. Definirne le dimensioni e la collocazione di un soggiorno nell’alloggio non è tuttavia così immediato come succede per altri ambienti adibiti a una funzione specifica, dato che alla sua determinazione concorrono, di volta in volta, le abitudini familiari, lo spazio a disposizione e l’esposizione dell’edificio. Tutti fattori che colui che progetta l’immobile deve interpretare per arrivare a dare una risposta soddisfacente ai suoi utilizzatori.

Un po’ di storia

Cominciamo però con l’individuare per prima cosa (anche se in questa disamina è possibile farlo solo accennandone fugacemente) da dove ha origine il soggiorno della moderna casa d’abitazione. La tipologia della casa ad appartamento è di origine antichissima ed è addirittura antecedente alle prime grandi città greche e romane. La sua moderna coniugazione è però perlopiù settecentesca e deriva direttamente dagli stilemi della dimora nobile. La sua struttura è finalizzata però, non più a un’organizzazione simmetrica di tipo “Palladiano” degli ambienti, ma è concepita tenendo presenti quasi sempre altri importanti fattori, primo fra tutti il doppio affaccio della casa: verso strada e verso “corte”, ovvero verso l’interno del condominio o del palazzo. Verso strada i primi “appartamenti” rivolgevano il salone, l’anticamera e le camere padronali; verso “corte”, la cucina, le altre stanze e gli alloggi per la servitù. A questo punto è necessario precisare che il significato dato all’epoca alle determinazioni di queste stanze non è certamente quello attuale: in proposito abbiamo trovato alcune divertenti definizioni: “L’anticamera è quella stanza che precede l’appartamento; ordinariamente è la sala pei domestici e in esse non devono esservi “ornati” … ” “La sala da pranzo , che vien dopo immediatamente all’anticamera, e che talvolta sta in luogo di essa, dev’essere quadrellata (ovvero “piastrellata” ndr) e non di tavole di legno onde si possa lavarla dall’untume che può cadervi dai cibi durante il pranzo … ” “II salone è il luogo di cerimonia ove si accolgono i forestieri, e quello nel quale deve dispiegarsi il maggior lusso e ricchezza … Ne’ bei saloni prodigansi i marmi, i bronzi, la doratura, la scultura, e soprattutto gli specchi; l’adornarsi di statue, di quadri, di lampade e candelabri, contribuisce alla magnificenza della stanza… ” “La camera da letto è l’asilo del sonno: conviene perciò situarla lungi dallo strepito dei cortili, e da quanto può destare distrazione …” (U. Vitry, Il proprietario architetto, Venezia, 1840).

Se questo è da considerarsi lo schema originario, presente principalmente nelle case dell’alta borghesia, ciò a cui si assisterà in seguito sarà un lento ma continuo affinamento che porterà gli ambienti a disporsi in progressione “dal pubblico al privato”, rendendo il soggiorno più “democratico” ed in un certo senso “popolare”. Nel periodo di tempo di questa evoluzione l’originale salone diventerà piano piano il cuore della distribuzione interna della casa.

Si parte cominciando a concepire la stanza “contemporaneamente come vestibolo e come spazio di soggiorno” che serve a distribuire “da un lato i locali di servizio che ne dipendono (cucina, dispensa e , dove esiste, lo studio) e, dall’altro, le parti più private, ovvero le camere e il gabinetto.” (F. Loyer, L’appartamento haussmanniano, in “Il progetto domestico”, XVII Triennale di Milano, Milano 1986). Tale modello subirà diverse trasformazioni prima di assumere l’aspetto attuale: la sala da pranzo diventerà nei primi anni del novecento, comunicante col salone (o salotto) mediante una doppia porta vetrata, mentre i servizi domestici (come la cucina) ne verranno allontanati. (È facile riscontrare come questa distribuzione si ritrovi pressoché identica, almeno fino ai primi decenni del XX secolo, nella moderna casa ad appartamenti di livello medio-superiore). La casa piccolo borghese, invece, a partire dal XIX secolo, semplifica di fatto questo schema sino ad arrivare al secondo dopoguerra in cui, in essa, salotto e stanza da pranzo diventano già un unico ambiente di ricevimento, isolato sia dalla zona notte, sia dalla cucina. Sarà dopo, negli anni del boom economico, che quest’ultima diventerà la parte più vivibile dell’abitazione, trasformandosi da “cucinotto” a cucina famigliare, mentre il soggiorno resterà ancora per qualche anno quella parte “ufficiale” della casa, spesso poco utilizzata.

Questo “taglio” dell’alloggio, anche se diversamente caratterizzato in ogni Paese, subirà un’ulteriore mutazione nelle tipologie di alloggio costruite più di recente, in linea con le metodiche architettoniche in voga degli ultimi decenni del ‘900, in cui l’appartamento ha dovuto assumere dimensioni sempre più contenute pur dovendo far fronte a esigenze familiari complesse. A partire dagli anni ‘80, pur se rimane la divisione notte/giorno, una delle caratteristiche fondamentali risalenti alla casa ottocentesca, la cucina assume un diverso rilievo ed entra per la prima volta a far parte della zona “pubblica” dell’abitazione, spesso facente parte dello stesso locale di soggiorno. Il soggiorno-cucina diventa così -a sua volta unito spesso con l’ingresso- la vera zona conviviale e accogliente della casa. Tale mutamento della sua conformazione fa sì che il suo arredo diventi in questo modo rappresentativo del livello di vita della famiglia che lo abita. Questo è lo schema distributivo che vige anche ai giorni nostri, senza sostanziali variazioni. Nelle case più moderne e attuali possiamo solo rilevare, in controtendenza con questo schema, un duplice sviluppo che si dipana a seconda delle dimensioni dell’edificio dirigendosi, da un lato, verso l’alloggio che dà molta importanza agli spazi filtro (ingresso, atrio, stanza da pranzo convenzionale) che si frappongono fra il visitatore e il living-room (soluzione questa riservata agli appartamenti di maggiori dimensioni e alle case unifamiliari) e dall’altro verso l’alloggio in cui lo spazio di soggiorno, opportunamente dilatato per forma e proporzioni, più che per dimensioni, diventa anche spazio di distribuzione dei percorsi interni (integrazione completa con la cucina e la zona pranzo, eliminazione dell’ingresso e delle altre zone di servizio e collegamento di passaggio con la zona notte). Quest’ultimo schema si ritrova nelle case di minori dimensioni, pensate per una vita che si svolge prevalentemente fuori casa, cioè la maggior parte delle abitazioni di oggi giorno.

I soggiorni moderni

Tale excursus introduttivo era necessario, sia per ripercorrere l’origine del nostro modo di abitare oggi, sia per dimostrare che il soggiorno è un ambiente in perpetua evoluzione, difficilmente catalogabile in uno schema tipologico buono per tutte le occasioni. Probabilmente infatti ciascuno di noi ha assimilato dalla propria storia famigliare un particolare modo di abitare e intendere la propria casa, per poi riproporlo nel soggiorno, (il locale che viene infatti più “vissuto”) il quale diviene così “specchio” della interiorità di ognuno. Il soggiorno è quindi divenuto col tempo “il luogo della famiglia”, nella sua più interiore accezione. Ma, col senno di chi conosce l’attuale funzione pubblica del locale soggiorno è legittimo che questo ambiente sia adesso completamente slegato all’idea di “salone”, il luogo-simbolo dell’abitazione, in cui debbono “dispiegarsi lusso e ricchezza” come dicevano molti anni fa, non confermandone dunque negli arredi la mansione di “zona di rappresentanza” della casa rispetto ad altre stanze più intimamente vissute?

È forse assai più opportuno che, pur abbandonando le tentazioni formali, quest’ ambiente (ahimè, sempre più piccolo) sia utilizzato come il luogo dove la famiglia può veramente ritrovarsi o dove intende “ritagliarsi” delle zone d’uso autonome e confacenti a ciascuno, senza mai dimenticare però la responsabilità del soggiorno quale “stanza dove si ospita” e si ricevono parenti e amici. Sarà quindi, con molta probabilità, la plausibile sommatoria di molte finalità, tra cui la principale è quella del soggiornare (conversare, leggere, guardare la TV), senza però mai scordare anche quelle di riposarsi (relax), di pranzare (funzione del riunirsi insieme), lavorare, giocare, suonare e così via, fino ad arrivare a quella, altrettanto basilare, dell’ospitare. E in quest’ottica, dove sarà più opportunamente collocato, il soggiorno, rispetto agli altri ambienti della casa? Ancora in una posizione “formale” di rappresentanza, o in una zona intima e raccolta, magari affacciato su un giardino interno, senz’altro più confortevole e esclusivo? Scartando le soluzioni di dimensioni troppo limitate e tipologicamente vincolate, si può dire che il soggiorno ormai da un po’ di tempo tende giustamente a occupare la zona più piacevole dell’abitazione e più vicina al suo ingresso, anche perché dimensionalmente è un locale che può arrivare a una percentuale pari al 40 o al 50 per cento della superficie totale della casa. L’esposizione a ovest o a sud-ovest sarebbe la più favorevole, dato che l’uso della stanza dovrebbe avvenire per definizione prevalentemente nelle ore diurne, ma ormai qualsiasi orientamento viene universalmente accettato in quanto buona parte degli appartamenti vengono utilizzati specialmente di sera.

Nella maggioranza dei casi è frequente che il soggiorno si relazioni intimamente con lo spazio esterno: balcone, terrazza, loggia o giardino posteriore, specie nelle case di città. Il rapporto tra queste due zone può essere così intimo che, quando è possibile l’apertura pressoché totale delle finestre (porte-finestre), si può passare indifferentemente dall’interno all’esterno e viceversa, ampliando così di fatto la superficie del locale.

Le planimetrie che si possono riscontrare per gli appartamenti moderni evidenziano come diversi architetti hanno risolto il rapporto del soggiorno con gli altri locali e con l’esterno, secondo una libertà distributiva che è tanto maggiore quanto più sono state tenute presenti le singole esigenze degli abitanti e il tipo specifico di casa che si andava a progettare.

Siamo convinti -e anche questa breve analisi lo ha dimostrato- che gli spazi di soggiorno siano dunque ancora oggi destinati a trasformarsi ulteriormente, sia per la continua riduzione della superficie delle stanze conseguente all’alto costo degli alloggi, sia per il mutamento in atto delle abitudini familiari. Alcuni esempi abbastanza palesi in questo senso sono, oltre alla minor presenza in casa degli abitanti durante le ore mattutine/diurne, la minor frequenza con cui si consumano i pasti in comune, l’uso del locale in orari molto differenziati, e la presenza e l’importanza che ha assunto la televisione come elemento informativo e di divertimento. Tutti fattori che hanno fatto diventare il soggiorno moderno una cosa molto diversa dal “salone” del passato. Ecco che uno spazio tradizionale di 4×4 m (o 5×4 metri) non solo si dimostra quindi oggi spesso insufficiente ad accontentare alcune di queste diverse esigenze, ma si trova quasi sempre anche vincolato ad essere abbastanza flessibile da rispondere a queste vere e proprie “trasformazioni di uso” che possono diventare necessarie anche nell’arco di brevissimo tempo.

Una soluzione possibile a questo problema può essere quella che ci viene proposta dalla radicalizzazione delle tendenze in atto: non si progetta più, in pratica, soltanto uno spazio comune in cui trovarsi insieme, ma si individuano pure al suo interno delle aree differenziate e specializzate per le diverse attività, da utilizzarsi volendo, anche tutti insieme.

In quest’ottica è possibile dare molta importanza alla cucina (nuovo spazio di aggregazione secondo gli archetipi della Tv e della pubblicità), che si integra infatti sempre più di frequente al soggiorno, decretando in pratica la scomparsa della zona pranzo così come tradizionalmente intesa. Tuttavia, il permanere in Italia di una tradizione culinaria addirittura secolare e ben radicata, le abitudini, in fondo, sedentarie della popolazione, la presenza ancora ben strutturata di nuclei familiari con figli, fanno sì che tale tendenza si concretizzi, al massimo, nel dare maggior importanza a una grande cucina abitabile e nell’eliminare l’ulteriore tavolo (con gli ingombranti mobili che spesso lo accompagnavano) che una volta si posizionava nella sala da pranzo, appositamente collocata in casa. In verità questa mutazione crea molto spesso anche il desiderio (o dovremmo forse parlare di vero e proprio “pentimento”) di rinunciare agli “open-space” e di avere un ambiente cucina separato dal soggiorno (se non altro per creare un filtro al passaggio di odori e rumori) e collocato in un locale a sé stante. Tale desiderio finisce però quasi sempre per rimanere inesaudito per la carenza di spazio presente nei nuovi edifici ed è per questo che le conformazioni attuali dei soggiorni sono così diffuse. Va da sé che il soggiorno, in ogni caso, rimarrà lo spazio deputato ad accogliere le altre attività sopra descritte compresa un’adeguata zona pranzo, magari organizzata con elementi ripiegabili (se usato per poche significative occasioni all’anno), oppure attorno a una tavola di piccole dimensioni e certamente allungabile, così come tutte le altre attività di cui avremo modo approfonditamente di parlare in questo spazio.

Come si progetta la “zona giorno”

Occorre sempre tenere presente che qualsiasi disposizione si decida, lo spazio del living dovrà avere quel minimo di adattabilità da poter essere usato almeno da due gruppi di persone di famiglia che svolgono attività diverse: pranzo, ospitalità, conversazione e lettura, musica e relax, zona lavoro e zona studio, con tutte le difficoltà di queste coesistenze … Tali zone saranno dunque tanto più funzionali quanto più potranno essere separate visivamente, acusticamente e spazialmente, le une dalle altre. Ciò si potrà ottenere cercando di interpretare nel migliore dei modi la forma e le dimensioni del locale a disposizione. Quello che occorre fare per prima cosa quando si progetta un soggiorno è pensarlo proprio attraverso la molteplicità delle sue funzioni e individuando le necessarie relazioni tra l’una e l’altra, in riferimento ai singoli tempi di utilizzo. Anzitutto, le dimensioni: le norme italiane fanno cenno specifico a questo locale solo per precisare che “ogni alloggio deve essere dotato di una stanza di soggiorno di almeno mq.14” [D.M. 5 luglio 1975 art. 2}. Queste dimensioni, a parte le considerazioni che potremmo fare a proposito dei “monolocali”, si rivelano a una prima analisi del tutto insufficienti in merito ai soggiorni. Basta fare un po’ di conti: immaginando una profondità del locale di 4 metri, ne risulterebbe una larghezza utile di soli 3,5 metri; se a questi si tolgono poi anche gli ingombri creati dalle aperture, ci si accorge della difficoltà che si presenta nell’effettuare qualsiasi arredamento. Anche se affiancato da una cucina abitabile di 12-15 mq, in cui collocare magari un bancone penisola, le superfici del locale di soggiorno non dovrebbero mai essere dunque inferiori a 20 mq (5x4m). Tali proporzioni consentirebbero di ritagliare dall’ambiente principale una piccola zona pranzo (magari in nicchia o con un tavolo pieghevole o allungabile) di circa 5-6 mq dove ospitare i commensali delle ricorrenze più importanti, e di riservare alla zona relax il resto delle superfici. Uno spazio conversazione arredato da un divano e due poltrone disposti ad angolo occupa non meno di 15-16 mq. Ciò suggerisce in qualche modo la forma più accettabile per un soggiorno moderno: spesso ci si trova di fronte a stanze pressoché quadrate che sono già abbastanza soddisfacenti; in genere, in questi ambienti, pranzo e conversazione, vengono collocati in angoli tra loro opposti e le due zone funzionali coesistono senza grossi problemi. Dove è però possibile, a volte risulta maggiormente funzionale una forma allungata in cui disporre da un lato il pranzo (verso la cucina) e da quello opposto le sedute relax, la TV o le altre zone d’uso. Per esemplificare questi concetti si può ragionare immaginandosi un locale di soggiorno arredato di 36 mq (ciascuno lo adatti alle proprie misure), irregolare, la cui sagoma sia capace di suggerire alcune soluzioni di arredo tipo. Nella parte a minor profondità, collegata con la cucina, sarà ovviamente collocata la zona pranzo (magari con il tavolo rettangolare disposto col lato inferiore contro la parete esterna, per godere delle migliori condizioni di illuminazione naturale); nella zona più ampia verrà invece organizzata una zona conversazione realizzata su misura attraverso arredi specifici, anch’essa ben illuminata dalle finestre. In uno spazio più riservato, infine, una zona che può diventare zona lavoro, studio dei figli, da gioco ecc.. . La zona pranzo si affaccerà direttamente sulla terrazza dove sarà a quel punto possibile organizzare con comodità anche un pranzo all’aperto. Lo stesso schema può essere proposto con un altro arredo in cui il tavolo da pranzo sarà ancora nella zona stretta ed in cui verrà individuata una zona conversazione più aperta (a “C”) verso il pranzo (che si può ampliare con altre sedie, all’occorrenza). Lo spazio più vicino alla finestra potrebbe essere a quel punto arredato con librerie e altri mobili (tipo uno scrittoio) per un uso diverso dal relax, dato che non si potrà presumibilmente disporre di un ambiente autonomo per questo scopo. Naturalmente è possibile immaginare tante altre possibili soluzioni: appare comunque evidente che una superficie di queste dimensioni (o anche leggermente minori) consente una distribuzione razionale degli arredi e una suddivisione “a zone” come sarebbe perlomeno difficile ipotizzare in un soggiorno di 20 mq.

Vediamo ora come immaginare una distribuzione un po’ più articolata in cui venga dato un dimensionamento più abbondante alle singole funzioni. È lo schema tipico che può possedere una casa unifamiliare, ma potrebbe essere riproponibile anche in una situazione diversa, come nel caso degli appartamenti più grandi. Questa soluzione prevede, in mancanza di una stanza cucina vera e propria ed abitabile, uno spazio soggiorno-cucina in cui sia possibile corredare gli arredi di un bancone destinato alla prima colazione o al pranzo familiare (da usarsi in alternativa al vero e proprio tavolo da pranzo, comunque presente) particolarmente pratico per uso quotidiano e ben separato dalla zona di lavoro della cucina. A questo si aggiungerà dunque una zona pranzo più formale, posta in prossimità della cucina ma effettivamente e visivamente ben separata da essa (come l’anticamera degli appartamenti tradizionali), che non sarà a quel punto necessario attraversare prima di giungere alla zona notte o uscire all’aperto. Infine, la zona conversazione, che in questo caso sarà strutturata tramite pareti attrezzate e mobili imbottiti, assolutamente fuori dai percorsi di transito e a sua volta suddivisibile in diverse zone funzionali come la zona relax, i contenitori, la libreria, la zona tv, lettura studio ecc…

Concludiamo infine con l’immaginare lo schema di una sorta di monolocale soggiorno, in cui le dimensioni sopra esposte abbiano a subire dunque una brusca riduzione ed in cui dovranno essere presenti tutte le funzioni con, in più, una zona di sedute trasformabile in letto. In questo schema (circa 45 mq) dovrà essere salvaguardata l’identità della zona pranzo che sarà posta in comunione con la cucina, mentre alla parte conversazione/relax/TV (trasformabile in letto) verrà riservato il lato più luminoso della stanza, in prossimità della finestra, in modo che questa zona funga anche da “chiusura” dello schema distributivo. Anche nelle piccole dimensioni di questo ultimo esempio inventato c’è comunque la possibilità di suddividere quest’ultima parte di soggiorno in due zone: conversazione da una parte e ascolto musica o TV dall’altra, magari sfruttando le svariate opportunità che offrono gli arredi moderni, come i divisori, le interpareti, le vetrate scorrevoli e fisse e tanti altri. L’importante è mantenere comoda, ma abbastanza contenuta, la quota di spazio riservata ai percorsi interni dell’alloggio: gli schemi dimensionali finora esposti evidenziano infatti tutti che le misure d’ingombro medie da destinare al transito delle persone, all’accesso alle principali attrezzature, agli ingombri delle persone sedute e in movimento, partono almeno dai 100 cm minimo. Ciascuno dovrà dunque utilizzare tali spazi tenendo conto che certe misure non possono essere ulteriormente ridotte, se non a scapito dell’agibilità dei locali.

L’arredo del soggiorno è, insomma, solo apparentemente un facile “puzzle” di accostamenti ben calibrati. Esso deve nella realtà quotidiana proporre anche degli spazi “vivibili” e, all’occorrenza, trasformabili per poter essere veramente riuscito. È inutile pensare al soggiorno come a un contenitore capace di ospitare tutti i simboli del benessere familiare e nel contempo essere pratico da usare. I grandi spazi arredabili sono rari e, quando ci sono, molto costosi da arredare e decorare, e per questo presentano spesso il rischio di restare perennemente vuoti. È indispensabile, quindi, essere obiettivi e palesare con esattezza le proprie esigenze, arricchendo spazi, magari apparentemente modesti, con semplici elementi d’arredo, colori, specchi, complementi che li rendano comunque interessanti e rinunciando invece a formalità o a inutili esibizioni. È in questa logica che entra in gioco a pieno merito la qualità degli arredi e la differenza che c’è fra “ammobiliare” e “arredare”. Chi vuole semplicemente “ammobiliare” un soggiorno, può tranquillamente riempirlo alla “meno peggio”, acquistando i propri mobili presso uno qualsiasi degli enormi falansteri che costellano l’Italia e in cui sono venduti i mobili “un tanto al chilo”. Chi desidera invece “Arredarlo” (e la “A” maiuscola non è casuale) farà meglio ad affidarsi a professionisti e rivenditori che oltre a proporre prodotti di qualità, siano in grado di progettare gli ambienti e consigliare i propri clienti al meglio. Perché tutte le varianti che possono essere presenti in un arredamento entrano in gioco nell’allestimento di un soggiorno e nulla può dunque essere lasciato al caso.

L’illuminazione del soggiorno

Proprio perché ne abbiamo suggerito la suddivisione ottimale in zone, l’illuminazione del soggiorno deve essere progettata in funzione delle attività (visive e non) che nel locale si svolgono. È importante sottolineare, a questo proposito, quanto sia fondamentale in soggiorno sfruttare bene la luce a disposizione, sia naturale che artificiale, creando degli ambienti ben illuminati, gradevoli da vivere, comodi e abbastanza flessibili da poter essere trasformati senza rivoluzionare la stanza.

Questo si ottiene prevedendo correttamente le funzioni, i giusti spazi di passaggio e di movimento, a priori, prima cioè di una corretta impostazione d’arredo, senza dimenticare mai, che una fonte luminosa, quando prevista, può essere facilmente spenta quando la stanza risulta troppo illuminata, mentre è assolutamente impossibile fare il contrario quando la stanza risulta in quel momento buia e non si è prevista nessuna illuminazione aggiuntiva.

Come concetto generale diciamo che si dovrà procedere prevedendo un sistema di illuminazione generale (lampade da soffitto o lampade da terra, a illuminazione diretta o indiretta) che garantisca una base sufficiente di illuminazione, per poi proseguire considerando le singole zone d’uso, le quali dovranno necessariamente avere un’illuminazione specifica. Questo va detto per evitare situazioni di discontinuità di luce tra una zona e l’altra, per permettere corretti rapporti di luminanza nel campo visivo ed evitare all’occhio faticosi sforzi di adattamento a causa di eccessive diversità tra i livelli di illuminazione. La zona del tavolo da pranzo di tipo tradizionale deve essere dunque illuminata con un sistema che garantisca la luce proveniente dall’alto, necessaria a tale attività, ma anche ad altre di carattere generico come lavori di cucito, lettura, giochi, computer, o altro ancora da fare al tavolo. L’illuminamento medio necessario ad una zona pranzo è pari a circa 500 lux e può essere ottenuto con lampade da soffitto con luce rivolta verso il basso capaci di mettere in risalto l’apparecchiatura della tavola (che però può creare fastidiose riflessioni se il piano del tavolo è trasparente o riflettente), ma che risulta spesso più accettabile se viene realizzata con lampade schermate. Se il tavolo non ha una collocazione fissa e deve poter essere spostato, è consigliabile l’adozione di apparecchi montati su supporti mobili (da terra) che abbiano un braccio sufficientemente ampio da poter essere utilizzate in luogo del lampadario.

Le lampade dovranno evidentemente mettere in evidenza la qualità e il colore dei cibi, ma anche permettere una piacevole conversazione fra le persone e soprattutto essere capaci di illuminare chi usa il tavolo per studiare o per lavorare. Non è opportuno quindi scegliere lampade che abbiano il difetto di modificare una corretta percezione dei colori. Quando si decide di posizionare uno spazio relax dove poter leggere, occorre considerare che la lettura in poltrona comporta una serie di difficoltà visive che sono difficili da risolvere singolarmente, se non destinando una specifica fonte luminosa a questo scopo. Per tale mansione sono dunque da preferirsi quegli apparecchi illuminanti tipo le lampade a tavolo o a terra, dotate di una fonte luminosa diretta, che si presti ad illuminare perfettamente ciò che si sta leggendo, senza creare fastidi agli occhi. Se invece in stanza non è richiesta un’illuminazione specifica per la lettura, è sufficiente predisporre un tipo di illuminazione “diffusa” realizzata o con una plafoniera di grandi dimensioni, con lampade direzionabili da soffitto o da terra (a illuminazione indiretta) oppure “localizzata” mediante lampade da tavolo o da parete situate di fianco a chi legge. Una cosa però deve essere chiara: una lampada da terra non può essere scelta per l’illuminazione generale di tutto l’ambiente: essa, specie se combinata con un variatore di intensità luminosa, può essere considerata un comodo ausilio, ma solo se si è provveduto a predisporre altrove una illuminazione generale già di per se sufficiente a illuminare il soggiorno. La zona di lavoro, così come detto sopra per ciò che concerne la lettura, deve godere di una buona illuminazione diurna, ma per l’uso notturno, oltre ai lampadari provenienti dal soffitto, devono essere, pure in questo caso, utilizzati apparecchi a luce diretta disposti vicini alla postazione. I moderni sistemi al led hanno risolto adeguatamente il problema di una buona illuminazione concentrata su una piccola superficie e capace di non interferire con l’illuminazione delle zone circostanti. Occorre non dimenticare infatti che per la lettura e la scrittura si richiede un livello di illuminamento di 500 lux come per il pranzo, ma molto più concentrati e diretti. Per la zona relax, in cui è invece gradevole un tipo di illuminazione diffusa a bassa intensità (per vedere la Tv, ascolta re la musica o altro) sono sufficienti da 60 a 120 lux. Quello della televisione è un fattore da considerare con la massima attenzione quando si parla di illuminazione del soggiorno. A parte l’illuminazione diurna, che come noto non è bene interferisca con gli schermi, è difatti indispensabile che anche la luce artificiale sia posizionata in modo da non creare fastidio durante la visione dei programmi TV. La sera in soggiorno, di frequente si fa l’errore di lasciare il televisore completamente al buio mentre lo si guarda pensando di creare le migliori condizioni di visibilità. In verità invece, così facendo, si va a creare un grave contrasto di luminosità tra la tv e il resto della stanza, affaticando i nostri occhi che, muovendosi naturalmente per tutto il volume della stanza, ne possono risultare notevolmente affaticati. Per questo motivo è importante considerare sempre la predisposizione di alcune luci che potremmo definire “di atmosfera”, le quali avranno in un certo senso il compito di “accompagnare” la funzione naturale dei nostri occhi, senza che questi abbiano a stancarsi durante gli “spostamenti visivi” dei bulbi oculari verso i diversi angoli della stanza. Anche a questo proposito si rivelano molto utili le luci al led, le quali vengono prodotte in barre e strisce e possono per questo venire opportunamente e comodamente posizionate nei mobili da soggiorno e in altri punti della stanza, in modo da illuminare l’ambiente circostante. La luce va posta in questo caso dietro, o comunque in prossimità della Tv e va orientata verso il basso o verso il muro, facendo in modo che essa non sia puntata direttamente verso lo schermo.

A tale scopo possiamo anche scegliere di installare le strisce led in alto, magari in un contro-soffitto, in modo che illuminino la zona prospiciente la tv o quelle nelle sue immediate vicinanze, creando un piacevole effetto “diffuso”, che può rivelarsi particolarmente utile anche quando ci si trova a doversi alzare dal divano per recarci in altri ambienti della casa.

I colori del soggiorno

Giunti a questo punto, la maggior parte dei lettori si aspetterà magari di trovare in queste pagine una lista, più o meno nutrita, dei colori che vengono considerati più adatti da utilizzare in soggiorno e da abbinare nei vari componenti del suo arredamento: ebbene, non sarà, così. Se si avesse la pazienza di consultare le centinaia di manuali di arredamento che negli anni sono stati scritti, troveremo infatti a proposito di questo argomento, decine e decine di opinioni diverse, che dipendono da tantissimi differenti fattori, ma che sono tutte ugualmente da considerarsi valide. Per il momento in cui sono state scritte.È infatti la componente “temporale”, che porta ognuno di noi a considerare bello e indicato al nostro scopo, il colore che magari in quel momento piace alla maggioranza delle persone e per questo ritenuto più “di moda”. Ciò è proprio dei comportamenti umani e non c’è nulla di male in tutto questo. Ci saranno tempi in cui, nella scelta dei colori del nostro soggiorno, si sarà più tendenti a considerare particolarmente attraente un colore, altri in cui invece ci troveremo a sceglierne senza alcun dubbio un altro. Questo è dovuto alle quantità di informazioni che il nostro cervello, molto spesso inconsciamente, è in grado di assimilare e che per questo motivo si stratificano una sull’altra, consentendoci di riconoscere istintivamente il “nuovo” dal “vecchio”. In un periodo in cui le esposizioni di mobili saranno piene del colore rosso, saremmo più portati a giudicare magari il rosso come un colore di tendenza che ben si adatta ai nostri ambienti. In altri periodi invece la vista delle riviste di arredo, colme magari di soggiorni in cui la predominante cromatica è tendente al grigio, potrà indirizzare le nostre scelte verso le varie tonalità esistenti per quel colore. Sulla scelta del colore, non influisce però solo la moda, o la tendenza in atto. Sono molti i fattori che possono influire la scelta, primo fra tutti il gusto personale, e poi senza dubbio, anche la conformazione dei locali che ci si trova ad arredare. Sul primo, è notoriamente impossibile discutere ed è dunque soprattutto in merito alla seconda che è possibile indicare delle regole universali, valide in ogni momento, e che possono essere sempre utili quando si tratta di scegliere i colori di un arredo. Ad esempio: in un soggiorno dalle dimensioni normali, dove i mobili sono solitamente pochi in confronto alle pareti che rimangono libere, i colori di quest’ultime assumono un’importanza che non è affatto secondaria rispetto a quella degli arredi: la tappezzeria o la tinteggiatura devono essere quindi particolarmente curate nella loro scelta, specie quando si intende arredare un ambiente così “vissuto” come è di solito un soggiorno. La tinteggiatura (o la tappezzeria unita) ha nei soggiorni una funzione che è molto specifica e che serve a rendere piacevoli anche quelle zone di muratura che rimangono “a vista” e che, pur non contenendo arredi, collaborano attivamente all’effetto complessivo dell’allestimento. Partiamo però innanzitutto col descrivere i muri e le tipologie di murature che si possono incontrare in un soggiorno: i soggiorni moderni, hanno quasi per definizione delle murature intonacate a intonaco civile (quindi leggermente goffrate), oppure a gesso (dunque completamente lisce).

Non sono rari però i casi in cui i progetti più ambiziosi e innovativi, lasciano spazio anche a pareti con cemento armato lasciato al grezzo, oppure con mattoni “a faccia vista”. Nelle case antiche, oltre a queste tipologie di superfici, è possibile riscontrare anche la possibilità di lasciare delle parti senza intonaco, in modo da poter ammirare la bellezza delle pietre antiche con cui è stato costruito l’edificio. In ogni caso, quando si opta per non intonacare le pareti (a intonaco o a gesso), quando si decide cioè di non ricoprirle con un materiale che tenda a lisciarle, lo si fa con l’intento di “insaporire” gli ambienti in modo che anche i muri contribuiscano in qualche modo all’effetto decorativo che si intende dare alla stanza. Con lo stesso tipo di criterio, bisogna ragionare però anche quando siamo di fronte ad un soggiorno dotato di pareti perfettamente lisce e magari colorate di bianco. La domanda che occorre porsi per prima cosa è: l’arredo del mio soggiorno, necessita di un ulteriore ornamento (e dunque un maggior “carattere”) oppure è già di per sé sufficiente a svolgere la sua funzione di arredamento? Anche in questo caso, infatti, siamo di fronte alla scelta che ci si trova a dover fare quando siamo chiamati a decidere fra “arredare” un soggiorno o semplicemente “ammobiliarlo”. Arredare un soggiorno non significa solo riempirlo di mobili quel tanto che basta a renderlo utile in termini di contenimento, ma significa soprattutto immaginare un allestimento completo, che, come abbiamo già detto più volte, deve includere nel progetto non solo gli arredi, ma anche l’illuminazione, la decorazione, le finiture edili e tutto quanto può concorrere all’effetto finale che noterà chi entra nel nostro soggiorno. Nel caso della tinteggiatura (o della carta da parati unita), qualora si opti per rinunciare alle normali pareti bianche che adornano un salotto, essa dovrà dunque essere pensata con un colore ben definito, che magari sarà il solo presente nel locale oltre al bianco dei soffitti, ma che si intonerà perfettamente col pavimento e con gli arredi che si è previsto di inserire. Tale tonalità, infatti, dovrà essere necessariamente estesa ai mobili e viceversa: ciò deve essere tenuto sempre nella massima considerazione: per questo motivo è necessario progettare il soggiorno nel suo complesso e non solo per quanto riguarda la parete che si intende arredare. Per esempio, se si decide di declinare la propria stanza con un caldo tono pastello, si decideranno i colori delle ante del mobile, degli imbottiti e delle pareti in modo che possano rappresentare l’uno la declinazione dell’altro. In merito a questo è ovvio che le scelte consigliabili sono quelle che portano a prediligere per la nostra zona giorno colori non troppo accesi, che non risultino insopportabili una volta passati di moda e che, soprattutto, non siano di fastidio agli occhi per la loro tonalità. Questo però non significa affatto che i colori più vivi, come certe tonalità di arancio, rosso, turchese o verde non possano mai essere usati in un soggiorno, anzi, tutt’altro! I toni più vividi, hanno infatti un grande potere decorativo e per questo possono essere utilizzati quasi in ogni caso, dosandoli con parsimonia e con la dovuta attenzione. Del resto, il “minimalismo” imperante nell’arredamento moderno, dopo l’affermarsi del “razionalismo” in architettura, necessità di essere un po’ smosso dalla sua naturale monotonia. Ecco che per questo motivo, risulteranno spesso molto utili tutti quegli “innesti” che porteranno ad esempio a inserire qualche cuscino colorato sul divano, che riprenda magari il colore di qualche elemento del mobile del soggiorno, oppure il colore delle sedie della zona pranzo, come anche quello “spruzzo di colore” che molto spesso si trova sulle carte da parati realizzate “su misura”, che tanto sono di moda in questo periodo.

Se l’ambiente non è piccolissimo, il colore delle pareti può essere interrotto da quello delle porte, che potrebbero essere bianche, come il soffitto, quando si ha la necessità di farle “sparire” a livello arredativo. Quando invece si ha la possibilità di farle intonare al pavimento, alle pareti ed al resto degli arredi, è opportuno farlo, senza dimenticare però che le porte, come tutto il resto degli infissi, sono parti integranti dell’edificio, e non essendo “mobili”, come invece sono il resto degli arredi, non sono soliti subire frequenti sostituzioni. Quando è possibile, quando cioè c’è lo spazio “giusto” per poterlo fare, sulle pareti si appenderanno opere d’arte stampe, disegni, litografie o poster, secondo il carattere della casa, delle persone che ci abitano e della spesa che si intende sostenere.

Anche questa può rappresentare una grande occasione per dare un po’ di sapore alla zona giorno, tramite un opportuno inserimento di “colore” e può essere altresì da stimolo per effettuare, magari con l’andare del tempo, quella piccola serie di “aggiustamenti” che ci permetteranno di mantenere il nostro soggiorno molto bello e attuale. È in quest’ottica che viene ritenuta vincente la scelta di colori che non abbiano la capacità di impegnare troppo gli ambienti. Se si decideranno ad esempio dei cuscini colorati, sarà infatti più facile sostituirli in futuro con un colore più di moda, così come se si decidono degli inserti “accesi”, all’interno del progetto del nostro mobile componibile, essi saranno più facili da sostituire, e saranno integrati nella giusta misura.

Se si preferisce la tappezzeria, o sarebbe meglio dire la “carta da parati”, per rendere particolare e interessante la parete dove poggiano i mobili, la scelta potrà essere fatta tra quelle in cui non sono presenti soggetti che possono venir coperti dagli arredi, tra quelle che propongono dei colori che si intonano perfettamente con il resto delle pareti e con gli arredi stessi, così come tutte quelle carte a disegno minuto ( carte a motivi ripetuti o rigate oppure di tipo telato, cioè a disegno “trama di tessuto”) che per loro stessa natura non presentano particolari problemi di adattamento. Qualora si decida invece di decorare con la carta da parati qualche altra parete del soggiorno, magari perché destinata a rimanere vuota, essa dovrà essere riempita con un soggetto adeguato che sia capace di assumere da solo una certa valenza estetica, come un fiore, una figura o tutto ciò che può possedere già da solo uno spiccato significato decorativo.

Quando il soggiorno è molto piccolo e le porte, le finestre e gli arredi, occupano quasi tutte le pareti, si può curare con minore attenzione il colore di quel poco dei muri che restano sgombri, occorre comunque però considerare nella giusta misura il rimanente delle superfici, come sono ad esempio le tende, i mobili, gli imbottiti, il tavolo e le sedie. Anche in questo caso, vige l’assoluta responsabilità di scelte che consentano un certo coordinamento di toni. Le tende avranno dunque la funzione della tinteggiatura, con rifiniture attinenti a quelle del divano e del mobile da soggiorno, cosi come tutti quei dettagli capaci di assumere un certo significato nel contesto del progetto. Anche le sedie, qualora la zona pranzo sia posizionata all’interno del soggiorno, potranno avere dei richiami attinenti al resto dell’arredo; stessa cosa può dirsi del tavolo che però, grazie alle sue evidenti dimensioni, può assumere all’interno del progetto complessivo della zona giorno, una importanza davvero notevole. Il tavolo da soggiorno, come vedremo più avanti, contiene infatti spesso negli arredi moderni delle valenze di “oggetto di design” che ben pochi altri pezzi dell’arredo sono in grado di attribuirsi. Ecco che allora, anche il tavolo, può possedere connotazioni d’arredo, specifiche relativamente al proprio colore, fino ad arrivare a diventare un vero e proprio “oggetto-scultura” da esibire proprio come si fa con un’opera d’arte.

Per quanto riguarda i colori del resto dei mobili, vigono più o meno gli stessi criteri. In un soggiorno dove vi sono due, tre o anche più gruppi di arredi (come salotto, mobile soggiorno, tavolo con sedie e cucina) i colori potranno anche essere diversi, ma dovranno comunque essere “legati” tra loro tramite qualche richiamo o qualche tono evidentemente ricorrente. Per quanto riguarda gli arredi dunque, due o più colori potranno senza dubbio coesistere, nello stesso soggiorno, ma essi dovranno essere coordinati e usati con molta misura. È ad esempio buona regola non approfittare troppo dei tessuti fantasia, prima cosa perché se impiegati con parsimonia, essi acquistano tutto il rilievo necessario a valorizzarsi, ma soprattutto perché risultano più difficili da abbinarsi col resto degli arredi. Un materiale di sicuro accostamento è al contrario la pelle: adatta a ricoprire poltrone moderne o tradizionali, può essere, per sua stessa natura avvicinata a qualsiasi tessuto, dalla seta alla canapa, a qualsiasi tipo di legno e a qualsiasi tipo di laccatura sia opaca che lucida. La pelle è un materiale di lunghissima durata e, così come è trattata oggi, antimacchia e di relativamente facile manutenzione. I tessuti moderni, dalle trame più “grosse” a quelle più fini come le “microfibre”, sono invece prodotti molto più diffusi della pelle, che per loro stessa natura non è possibile in realtà classificare in una sola categoria di materiale.

Il cinz, il lino, il cotone, i “misti” o i sintetici più attuali sono tutti tessuti indicati a rivestire poltrone e divani di linea morbida, con braccioli arrotondati e cuscini in piuma, ma che si adattano anche a quegli elementi moderni dalla linea asciutta che arredano frequentemente i salotti moderni.

In relazione ai colori, quando si scelgono divani e poltrone e si hanno problemi di accostamento con gli altri arredi, è meglio orientarsi su quelli che non hanno toni particolarmente sgargianti in modo che sia più facile abbinarli con tutte le parti di legno e laccate dei mobili. Nessun problema dunque se piacciono poltrone e divani rivestiti in tessuti di colori neutri (il grigio, il canapa, il tortora, lo juta, ecc.), sono tutti colori che stanno bene accostati a qualsiasi essenza di legno, naturale o laccata che sia. Un discorso a parte è rappresentato dai colori bianco e nero, i quali, non essendo in realtà dei veri e propri colori, sottostanno a delle regole un po’ diverse. Con il bianco, ad esempio, si costruiscono praticamente da interi decenni mobili, armadi, tavoli, tavolini, elementi libreria e mobili imbottiti che così, volendo, possono allestire un soggiorno “total white” dal sicuro effetto scenico, sul cui gusto però potremmo disquisire per mesi. Da un lato potremmo trovare chi si lamenta della monotonia di questo tipo di ambienti, mentre dall’altro troveremo senza dubbio chi ritiene indiscutibile la capacità di questi locali di non passare mai di moda. Per il nero, il discorso è abbastanza diverso. Si perché con esso, al contrario, si tende a colorare quelli elementi “particolari”, come i divani, le credenze e i tavoli, che tramite questo colore così deciso assumono una valenza molto caratterizzante all’interno del progetto. Il problema è, in quel caso, di come coordinare il resto degli arredi che finiscono di solito con l’essere abbinati coi vari grigi esistenti o con lo stesso bianco, in un effetto complessivo che mantiene quasi sempre una certa monotonia di toni. Le soluzioni possono essere dunque piacevoli anche in questi ultimi casi, a patto che però si abbia sempre bene in mente un progetto complessivo che tenga in considerazione tutte le possibili problematiche inerenti al coordinamento di questi colori così caratteristici.

Quando il soggiorno è anche sala da pranzo

Fatte salve queste precisazioni di tipo generale circa la zona giorno, la preoccupazione maggiore del suo progettista sarà dunque quella di stabilire una corretta organizzazione delle funzioni interne al soggiorno, in modo da consentire lo svolgimento delle principali attività salvaguardando, nel contempo, anche l’intimità di determinate parti dell’alloggio (come la zona notte o la zona di servizio). È frequente, in questi casi ricorrere a una distribuzione che prevede la zona cottura in un angolo lontano dalla porta d’ingresso dell’appartamento (anche questa molto spesso affacciata sul soggiorno stesso), mentre la zona pranzo e poi il salotto (inteso come sommatoria di parete attrezzata “porta Tv” e divani imbottiti) si trovano più vicine all’ingresso, nella zona meglio illuminata dell’alloggio. A conferma di quanto detto sopra per i soggiorni più grandi, nel caso del locale multifunzione soggiorno/cucina, la zona pranzo tende a ridurre parzialmente il suo assetto rigido (non sono infatti rari i casi in cui si opta per banconi, penisole, consolle apribili ecc.), ma il tavolo rimane comunque un arredo fondamentale attorno a cui sedersi per pranzare, ma anche per studio, lavoro oppure per altre attività. Le sue dimensioni, sono però un problema sempre più sentito nei soggiorni moderni. È frequente a tal proposito l’utilizzo di tavoli allungabili che possono essere sistemati all’occorrenza nelle parti più indicate all’interno dell’alloggio, con dimensioni a volte davvero molto ridotte, ma che permettono di estendersi notevolmente all’occorrenza. Nel caso però di soggiorni in cui sia già stato destinato uno spazio specifico per zona pranzo, come dovrà essere collocata, quest’ultima? Quali caratteristiche dovrà avere una zona pranzo, per essere cioè adeguatamente disposta e dimensionata all’interno del soggiorno? Beh, innanzitutto occorre distinguere fra le abitazioni che posseggono una vera e propria sala da pranzo e quelle che invece (come avviene sempre più spesso) hanno questa funzione prevista all’interno di un locale unico, che comprende sia zona pranzo che salotto e, a volte, anche la cucina.

Nel primo caso, si tratta di alloggi solitamente grandi, dalla superficie superiore agli ottanta-novanta metri quadri, in cui si avrà la fortuna di poter disporre di locali pranzo in cui collocare con facilità anche tavoli di dimensioni ragguardevoli, come 180 x 90 o 200 x 100 cm.

In questi appartamenti è abbastanza semplice poter scegliere quello che può essere l’arredo del nostro ambiente pranzo. Basterà infatti scegliere un bel tavolo, magari dalla forma originale e dal design accattivante, abbinarlo poi con delle adeguate sedie e completarlo con mobile contenitore adeguato, come una credenza ed una vetrina, in modo da formare un ambiente separato e compiuto. Quando quest’ambiente sarà separato fisicamente dalle altre stanze, sarà possibile arredarlo senza alcun coordinamento con altri arredi, facendo comunque attenzione all’abbinamento fra i mobili della zona pranzo che dovranno ovviamente essere fra loro perfettamente coordinati. Nel caso, invece questa zona risulti in qualche modo comunicante con le altre zone giorno della casa, siano esse cucina o salotto, è assolutamente necessario che vi siano dei “traits d’union” fra le diverse parti funzionali, in modo da garantire un risultato complessivo adeguato, sia a livello di colori, che di materiali. Un caso abbastanza comune di locale soggiorno “multifunzione” è quello che prevede l’alloggiamento nella stessa stanza dell’ingresso, della cucina, della zona pranzo e del salotto. Sono queste le situazioni in cui, per poter ottimizzare le superfici delle case e ridurne i costi, si opta per soluzioni architettoniche capaci di riunire più locali in un unico ambiente al fine di ridurre al minimo gli spazi poco utilizzati come i corridoi o gli ingressi. Le superfici di queste stanze però, come abbiamo detto fin dall’inizio, finiscono spesso per limitare troppo alcune zone funzionali, al fine di privilegiarne altre. È questo proprio il caso della zona “pranzo” che molto frequentemente si trova a dover contendere i propri spazi fra una cucina, assunta sempre più a luogo conviviale, ed un salotto su cui si passa in relax molto più tempo di quanto non si impieghi per mangiare. Ecco il motivo principale per cui a volte, si ha molta difficoltà nello scegliere un tavolo da pranzo per la zona giorno. Quando in una stanza multifunzione come questa si ha la possibilità di accostare un tavolo alla cucina, lo si fa potendo contare su numerosi tipi di tavoli che sono destinati a quest’ambiente con dimensioni anche piuttosto contenute. Si tratta per lo più di tavoli a quattro gambe che, proprio per la loro usale collocazione, vengono prodotti in misure piccole, ed in versioni quasi sempre allungabili. Nel caso si decida di inserire in stanza un vero e proprio tavolo da soggiorno ci si troverà invece ad avere a che fare con oggetti dalle dimensioni abbondanti, che proprio a causa di quest’ultime presentano spesso delle difficoltà di inserimento. Questo è dovuto al fatto che il tavolo da soggiorno, proprio per differenziarsi da quello da cucina, possiede delle caratteristiche diverse da quest’ultimo, soprattutto per quanto riguarda il basamento, che in questo caso non ha mai quattro normali gambe ma è bensì spesso caratterizzato da uno o più elementi centrali che gli fungono da supporto.

Nel caso dei tavoli da soggiorno questo fattore porta spesso alla necessità di creare tavoli di dimensioni adeguate ad evitare che il manufatto presenti problemi di ribaltamento ed allo stesso tempo che consentano alle persone di starvici sedute senza che esse debbano sbattere i piedi contro il basamento del tavolo stesso. Un oggetto di questo tipo ha solitamente delle dimensioni minime di 160 x 90 cm ma può raggiungere in certi casi anche la misura di 240 x 100 cm. Ciò sta a significare che per poter alloggiare un vero tavolo da soggiorno in uno spazio adeguato occorre che sia disponibile in stanza un vuoto grande almeno tre volte le dimensioni del tavolo che si intende inserire. Secondo questa regola, per poter posizionare ad esempio un tavolo di 180 x 90 cm è dunque necessario lasciare uno spazio dedicato che sia largo almeno 120 cm per ognuno dei lati del tavolo stesso, ovvero 300 x 210 cm. Cosa che non è sempre facile da fare con i soggiorni di oggi giorno.

Per quanto riguarda il resto si può dire che una zona pranzo inserita in un soggiorno, può dirsi completa anche se non vi è presente in stanza un mobile contenitore appositamente abbinato come una credenza o una vetrina. Questi mobili, d’altronde sono solitamente abbastanza ingombranti e se non si possiede lo spazio a disposizione necessario per poterli inserire, i loro volumi possono essere facilmente sostituiti dai contenitori con cui si arreda la parete Tv, e più avanti vedremo anche come è possibile ed opportuno farlo. Per chi invece ha la fortuna di possedere uno spazio sufficientemente grande da poter essere arredato come una vera e propria sala da pranzo, è necessario precisare che il locale in questione (o la zona del soggiorno destinata a questo scopo) deve essere sufficientemente illuminato, i mobili che compongono la zona pranzo devono essere perfettamente integrati fra loro e devono altresì essere posizionati in maniera da poter essere vicini al tavolo quel tanto che basta da renderli evidenti nel loro insieme: Tavolo, sedie, credenza più un eventuale vetrinetta. La “credenza” è un mobile da sala-pranzo che di recente era caduto un po’ in disuso, ma che ultimamente sta tornando di gran moda (specie per le abitazioni più grandi), grazie alle sue grandi doti arredative. Si tratta quasi sempre di oggetti-scultura che, come i grandi tavoli di design, vengono spesso preferiti per le loro qualità estetiche più che per la loro capacità di contenimento. Questi mobili, infatti, possono assumere un grande valore decorativo dato dal loro design e allo stesso tempo, grazie alle loro proporzioni, impegnare veramente poco la parete dove essi sono posizionati. Questa parete, infatti, rimane spesso per la maggior parte vuota quando vi è posta una credenza e ciò permette di decorare il muro sovrastante nella maniera che si ritiene più opportuna, con quadri, stampe, arazzi, carta da parati ecc. Per quanto riguarda la vetrina, o “vetrinetta”, questo è un mobile tipicamente da sala da pranzo che deriva dall’abitudine che avevano un tempo le massaie di “mostrare” nel salotto buono, il proprio servito di piatti migliore. Oggi questa usanza in realtà non c’è più, permane però molto frequentemente in tante famiglie il desiderio di mostrare qualcosa, come una collezione, una serie di ricordi, una piccola raccolta di manufatti, tutto quanto cioè valga in fondo la pena di essere esibito a chi viene a farci visita a casa. La vetrinetta moderna è però abbastanza diversa da quella del passato: oggi, si possono costruire contenitori d’arredo completamente realizzati in vetro o plexiglass in cui la struttura quasi scompare in confronto al suo contenuto e, cosa molto interessante, questi oggetti d’arredo “trasparenti” possono essere inseriti in mobili molto più ampi, come le pareti attrezzate e le librerie da soggiorno, valorizzandone il design senza pregiudicare la loro funzionalità.

Quando il soggiorno è anche ingresso.

L’ingresso di un appartamento, quando esiste, è ormai da decenni un locale “di servizio” che ha quasi sempre dimensioni ridotte, che difficilmente riceve luce naturale diretta e che spesso si concretizza in un banale e breve corridoio con le porte che si aprono lungo le proprie pareti. Poiché la luce è sempre piuttosto scarsa, l’ambiente “ingresso” diventa dunque un locale tendenzialmente cupo, inutile a livello funzionale, poco accogliente e in cui si cerca infatti di sostare istintivamente il meno possibile. Ecco le motivazioni logiche e ineccepibili per le quali l’ingresso viene sempre più fatto “scomparire” all’interno delle moderne abitazioni e viene per questo integrato nel Living in misura sempre più consistente. Nelle nuove costruzioni, tale trasformazione avviene abbastanza facilmente tramite un’apposita progettazione. Nelle ristrutturazioni invece ciò che avviene più di frequente è la semplice demolizione delle pareti divisorie dell’ingresso al fine di creare degli open-space, con la zona giorno e la cucina. Per poter abbattere opportunamente la parete divisoria tra l’anticamera e il soggiorno però, il pavimento, nelle due zone, deve essere uguale e questa è una cosa che avviene molto di rado. Per tale motivo, si procede quasi sempre ad una ri-pavimentazione dell’ambiente aperto e ciò facilita molto il ri-allestimento della stanza. Nell’ingresso tradizionale “a pianta rettangolare”, le pareti sono i naturali supporti delle porte necessarie per immettere alla cucina, al soggiorno e alle camere da letto. Venendo a mancare questo tipo di separazione “sostanziale”, nelle nuove abitazioni con la zona giorno open-space unita al proprio ingresso, si viene a creare una situazione in cui può verificare una sorta di “disagio” in chi si trova ad entrare direttamente in un locale molto intimo e famigliare come il soggiorno. A questo scopo si ritiene spesso molto utile realizzare una sorta di “filtro virtuale” che può essere rappresentato da un muretto alto circa un metro e mezzo, un grigliato in legno, un mobile passante divisorio o una sorta di armadio che serva anche come attaccapanni per la famiglia e gli ospiti. In un soggiorno che ha le misure e l’illuminazione naturale di un locale “abitabile”, si può studiare una sistemazione della zona ingresso che si stacchi dagli schemi creando, ad esempio, un angolo spogliatoio posizionato nei pressi della porta, oppure una zona per il relax e la lettura con un paio di poltroncine leggere e un tavolino d’appoggio. Si può anche creare un angolo supplementare per lo studio e l’uso del computer, con uno scrittoio, una libreria e una poltrona relax. Il portaombrelli che è un elemento che non si vorrebbe tenere nell’ingresso, ma è utile, andrebbe posizionato nascosto in un angolo, il più possibile vicino alla porta d’ingresso, in modo però che non risulti troppo in vista.

Ciò che avviene sempre più di frequente è la realizzazione di mobili da soggiorno che, essendo posizionati spesso proprio sulla parete prospiciente la porta di ingresso, vengono progettati appositamente per essere già provvisti di divisori, elementi armadio, spazi “svuota-tasche” e tutto quanto può essere utile in un ingresso. Il tratto di parete prospiciente alla porta d’ingresso potrà essere arredato con uno specchio per dilatare visivamente lo spazio e avere una visuale complessiva della propria persona prima di uscire.

Nelle case più contenute, il mobile da soggiorno, ovvero quello solitamente destinato a contenere la tv, può rappresentare anche un’occasione per creare quella sorta di filtro, che spesso si ritiene utile in quelle stanze soggiorno in cui la porta di ingresso della casa si apre direttamente sul salotto. In questi casi infatti, la grande disponibilità di mobili componibili “su misura” che si possono trovare in commercio, consente di poter sviluppare dei progetti molto interessanti in cui delle specie di “prolungamenti” si dipanano a partire dal mobile soggiorno stesso per trasformarsi, vicino alla porta di ingresso, in librerie bi-facciali, piccoli armadi guardaroba, angoli studio, ecc… Il tutto senza che sia dunque appositamente creato un mobile avente lo scopo di separare virtualmente l’ingresso dal resto della zona giorno. A parte questa specie di separazione o di filtro, quando si progetta un soggiorno che possiede al suo interno la porta d’ingresso che si apre direttamente su di esso, occorre pensare la zona d’ingresso come una zona a se stante, magari dotata del suo specchio (utile quando si sta per uscire), del suo spazio per il video citofono, del suo svuota-tasche, del suo appendi abiti, del suo porta ombrelli e di tutto quanto è indispensabile vicino alla porta d’ingresso di una casa. Tale zona dovrà essere dunque in qualche modo “rimarcata” anche se non si ha la possibilità di farlo fisicamente. Molto utili in questo senso possono risultare gli scalini (che però bisogna assolutamente evitare quando sono troppo vicini alla porta d’ingresso) o i ribassamenti dei soffitti, meglio se dotati di un’illuminazione ad incasso. Questi sono alcuni “espedienti” che possono, grazie anche solo alla loro presenza, creare una sorta di “definizione” molto accurata della prima zona che si incontra in una casa.

La questione “imbottiti”

Come abbiamo già detto precedentemente, l’arredamento del soggiorno deve tener conto della vita sociale della famiglia: si ricevono molti amici? Si è soliti fare inviti per festeggiare a tavola le ricorrenze familiari? Si legge molto e vi è quindi un costante arrivo di libri da collocare adeguatamente? Occorre inserire l’impianto di alta fedeltà? Insomma, bisogna porsi più domande possibili, quando si arreda un soggiorno, esaminando con queste tutte le necessità della famiglia: soltanto a risposte avvenute risulteranno chiari quali elementi sono più importanti di altri, quanto spazio deve essere riservato a una certa zona, quali mobili devono essere conservati e quali acquistati. Tutte le più recenti e autorevoli ricerche, dimostrano ad esempio statisticamente che la zona di gran lunga più utilizzata dei moderni soggiorni è quella del “salotto”, ovvero quella parte dove risiedono i mobili imbottiti. Per questo motivo la zona relax, viene organizzata al giorno d’oggi con elementi che prediligono la comodità sopra qualunque altro aspetto.

Ma come si progetta una zona relax davvero degna di questo nome? Innanzitutto è bene precisare che, per poter essere considerata tale, questa zona dovrà essere in grado di permettere il relax di un numero di persone almeno pari a quello dei componenti della famiglia oltre a, ove possibile, consentire anche di accogliere degli ospiti. Il divano nelle case moderne viene solitamente posizionato di fronte al mobile da soggiorno o alla parete che contiene la Tv, ma non sono rari i casi in cui la presenza di un camino rivoluziona questo schema tradizionale, prediligendo, specie in alcune aree geografiche l’intimo tepore che può donare ogni focolare. Un’ultima osservazione riguarda l’esigenza di garantire la migliore illuminazione possibile ai vari elementi di questa zona del soggiorno polifunzionale, cosa che non è sempre facilmente realizzabile. Col divano vicino alla finestra e il tavolo spostato contro la parete laterale o, meglio, col lato lungo rivolto verso la finestra stessa, otterremo ad esempio le migliori condizioni possibili di illuminazione e vivibilità dell’ambiente, durante le ore diurne. È opportuno però che la posizione del mobile della Tv sia, in merito a questo, particolarmente valutata in quanto è ormai risaputo che i riflessi della luce naturale possono infastidire la visione della televisione stessa.

Per tale motivo sarebbe sempre opportuno posizionare il mobile che alloggia la tv, sia esso una libreria o una “parete attrezzata”, in maniera che esso venga collocato nella parete più in ombra, quella cioè che meno viene irradiata dai raggi solari durante il giorno. Quello che è certo in ogni caso è che la sistemazione ideale del salotto, all’interno della stanza soggiorno deve permettere una disinvolta circolazione a chi si muove nell’ambiente, evitando ingombri e rendendo necessari giri viziosi per spostarsi da una zona all’altra.

Se esiste già un posto comodo altrove per pranzare in famiglia o con gli amici, è inutile sacrificare spazio allestendo una zona pranzo in soggiorno e creando un inutile doppione. Molto meglio riservare questo spazio agli imbottiti e a quegli elementi che per utilità o aspetto gradevole diventano elementi necessari del relax della famiglia. Parlando infatti dell’argomento “soggiorno” è chiaro ed evidente a tutti che divani e poltrone rimangono comunque al primo posto nella classifica per ordine di importanza. Per questo è indispensabile che gli imbottiti siano soprattutto comodi, di forma collaudata (cioè non bisogna mai buttarsi su quello che “fa moda”, ma piuttosto su ciò che ci risulta più confortevole), frutto dello studio di un buon ideatore e di un “serio” esecutore. E poi, occorre fare attenzione a certe economie da ritenersi “controproducenti”. Se struttura e imbottitura non sono di qualità se ne vedranno presto gli inconvenienti, primo fra tutti l’affossamento del piano-sedile. Acquistando gli imbottiti, bisogna tener presente infatti certi punti imprescindibili. Ad esempio: scegliendo divani a elementi separati (tipo divano a due posti, divani a tre posti o poltrone), si potrà in futuro essere più liberi nel decidere una nuova disposizione. Preferendo invece i divani cosiddetti “componibili” (cioè quelli con penisola, ad angolo o con “meridiana”), si può essere certi di uno sfruttamento davvero ottimale dello spazio, ma saremo probabilmente costretti, anche in futuro, a mantenere la conformazione e la posizione originale del salotto che si è scelto. Quasi mai, difatti, i salotti componibili, sono anche “scomponibili”, possono cioè variare la loro morfologia a seconda delle esigenze; ve ne sono alcuni modelli che permettono anche questa possibilità, è vero, ma quest’ultimi esistono sul mercato in misura davvero contenuta spesso a causa della difficoltà che hanno i produttori nel progettare e costruire prototipi di divani capaci di essere belli, anche una volta ricomposti in maniera differente da quella originale con cui sono stati disegnati. Ciò che a tal proposito è sicuramente sconsigliabile è mettersi in casa poltrone e divani di dimensioni non adatte all’ambiente che si possiede. Non è detto infatti che i divani più “grandi” si rivelino obbligatoriamente anche più comodi: essi in più delle volte possono, al contrario, procurare non pochi problemi durante la pulizia dei locali, sono quasi sempre fuori proporzione rispetto allo spazio disponibile e più che altro, possono limitare le indispensabili zone di passaggio che i soggiorni moderni devono tassativamente possedere. Per quanto riguarda la pulizia, poi, bisogna osservare che se gli imbottiti sono sollevati da terra, magari grazie a piedini rialzati, oltre a poterci passare sotto con scopa elettrica o robot aspirapolvere, il rivestimento (pelle o tessuto che sia) non verrà né sporcato né deteriorato dagli urti nelle zone basse (provocati dalle scarpe di chi si siede, e dagli attrezzi di pulizia). Poltrone e divani con braccioli sono più confortevoli, meglio quindi che li abbiano, a meno che lo spazio non sia così “preciso” da non poterli permettere. Quando si sceglie una disposizione con il divano che fa da divisorio (messo cioè non appoggiato a parete, ma in mezzo alla stanza), bisogna che esso sia a spalliera bassa perché non crei una fastidiosa barriera e deve possedere un retro che sia sufficientemente bello da vedersi anche per chi entra per la prima volta in soggiorno. E qui arriviamo a discutere della questione forse più spinosa, cioè quella del design del salotto e quindi dei suoi mobili imbottiti, come divani e poltrone. Uno dei punti da tener maggiormente presente quando si arreda il soggiorno è infatti questo: quanta importanza va data all’estetica dei nostri divani? Certamente molta … e questo può creare di sicuro un certo imbarazzo in chi si trova a dover scegliere fra un divano bello (e che gli piace) ed un divano brutto che però gli risulta comodissimo. Anche in questo caso, come in molte altre situazioni della vita, “in medio stat virtus”, ovvero occorre giungere ad un certo compromesso che tenga ben presente il design dell’imbottito che si sta comprando, senza dimenticare che esso deve assolutamente risultarci comodo. Anche perché è sempre bene non dimenticare che il soggiorno è un locale che non viene “vissuto” solo in famiglia, ma è che anche spesso condiviso con altri e quindi non deve essere fatto esclusivamente su misura per noi. Altrimenti si potrebbero creare situazioni imbarazzanti, come quella dell’impettito professionista invitato ad “accomodarsi” su ex cassette della frutta dalla padrona di casa fanatica dell’arredo di “recupero” o quella della signora ultraottantenne fatta sedere su di un divano “di design” talmente basso da renderle impossibile il rialzarsi.

Anche in merito al loro posizionamento sono tanti i fattori da tener presente quando si collocano divani e poltrone all’interno di un soggiorno; per prima cosa non bisogna mai dimenticare il fatto che la disposizione degli imbottiti deve sì certamente favorire la visione del televisore, ma deve anche agevolare la possibilità di conversazione. I divani vanno quindi messi in modo da formare una zona circoscritta, in cui si possa interloquire con facilità e che sia legata magari da un tavolino “da fumo” che possa fungere da “trait d’union” della zona relax.

Il tavolino centrale, quello che spesso viene posizionato davanti a divani e poltrone, deve essere infatti basso per agevolare la posa e la presa di oggetti di chi sta seduto: le altezze giuste vanno da 40 a 45 cm, ma vi sono tavolini anche più bassi ed ugualmente comodi se si calcola che certi posti a sedere sono oggi molto bassi, formati in pratica da un gradino di completato da un cuscino di 10-12 cm. Tra il tavolino e gli imbottiti ci sarà un passaggio, non troppo limitato ma neanche troppo largo per non costringere chi sta seduto a spostarsi troppo o addirittura ad alzarsi per posare o prendere qualcosa dal tavolino: 40 centimetri è uno spazio giusto. La forma del tavolo dovrebbe essere congeniale all’angolo conversazione, che a sua volta è però condizionato dalla forma della stanza soggiorno. Se il locale è piuttosto lungo e stretto e la zona conversazione formata da elementi che stanno l’uno di fronte all’altro, il tavolino sarà di forma rettangolare (naturalmente con i lati maggiori paralleli ai sedili dei divani o delle poltrone); se la zona conversazione è a forma quadrata, cioè con divani messi ad angolo e poltrone che “chiudono” la disposizione, il tavolino più adatto è di forma quadrata, la più giusta per “servire” tutti i posti a sedere. I tavolini d’angolo, quelli isolati che si pongono di solito fra due imbottiti, fanno da supporto al tavolino centrale quando la zona conversazione è piuttosto ampia e quest’ultimo non ha le dimensioni indicate per coprire tutta la zona o le misure più adatte a raggiungere gli ospiti del salotto diventerebbero troppo ingombranti. Se lo spazio disponibile per il salotto fosse molto limitato, meglio servirsi di quei tavolini in scala (di solito sono tre) che stanno l’uno sotto all’altro e che quindi normalmente occupano lo spazio del più grande, ma che possono venir estesi all’occorrenza. Nei piccoli locali sono di aiuto i tavolini con rotelle, facili da spostarsi, da tenere sotto la finestra, dietro a una porta, insomma da qualsiasi parte, e da avvicinare alle poltrone solo quando servono.

Come si arreda una parete attrezzata per il soggiorno?

È una domanda a cui non è possibile dare una risposta precisa perché sono tanti gli elementi che condizionano, caso per caso, la sentenza definitiva. Tuttavia esistono alcune regole che, se osservate, ci faranno evitare errori vistosi, disagio e spese inutili. Le regole riguardano la funzionalità ed il design e si può senz’altro affermare che dove c’è funzionalità c’è disciplina e quindi una certa dignità estetica. Naturalmente, partiamo dal presupposto che qualsiasi arredamento deve essere sempre impostato secondo lo stile che è congeniale a chi ci deve convivere (rustico, classico, attuale, disinvolto, minimale, ecc.) poi, seguendo la linea coerente scelta, si arriverà, magari per step successivi, a una buona conclusione finale.

Presupponendo che chi segue le pagine del nostro sito “la Casa moderna” prediliga proprio questo nostro peculiare tipo di stile, chi ha da arredare un soggiorno dovrà prima di tutto esaminare attentamente l’ambiente che ha a disposizione, la sua forma, le sue dimensioni, il suo orientamento (compresa l’illuminazione naturale e artificiale) e cominciare ad immaginare il risultato finale che ci pare più gradito secondo lo stile che si vuole perseguire. È importante procedere partendo col disegnare la pianta del locale, segnare le misure delle pareti e quelle delle aperture (porte e finestre), tener presente gli ingombri problematici come i pilastri, i camini, le canne fumarie e i cassonetti degli avvolgibili delle finestre e poi individuare con molta esattezza i punti luce e le prese di corrente. Riprodurre una pianta può forse creare qualche difficoltà a chi non ha confidenza con il disegno “in scala”, ma aiutandosi con la carta millimetrata si arriverà senz’altro a “riportare” abbastanza fedelmente su carta il locale da arredare. La scala più comoda in cui disegnare un soggiorno (in pratica la grandezza del disegno che deve rappresentare la stanza) è la 1:20 (uno a venti): il che significa che a ogni centimetro riportato sulla carta millimetrata, corrispondono 20 cm al vero. Quindi, per fare un esempio, se dobbiamo riprodurre un tratto di parete che misura m 3,00 (tre metri), si dovrà disegnare sul foglio una linea lunga 15 cm. Se una porta misura 80 cm, si lascerà uno spazio, per indicare l’apertura, di 4 cm e così via… La precisione generale delle misure è indispensabile quando si devono comperare mobili componibili o comunque mobili in genere che devono riempire uno spazio delimitato (per esempio una libreria o un armadio a tutta parete). Per questo motivo i nostri negozi hanno personale specializzato che viene inviato nella casa del cliente a eseguire un cosiddetto “rilievo”, quando lo si reputa necessario prima di costruire un mobile: in questo modo si eliminano certe possibili imprecisioni, senza contare che la responsabilità di una eventuale discordanza tra misure sulla carta e misure al vero ricade sul venditore. Il rilievo effettuato in proprio dal cliente è però lo stesso necessario quando esso si reca presso un qualsiasi negozio di mobili: prima cosa perché tramite esso saremo meglio in grado di immaginare quale, fra gli esempi esposti, sia il soggiorno più adatto alle proprie esigenze e, in secondo luogo, perché ciò permetterà al negoziante o all’arredatore di provvedere a formulare un primo progetto di massima ed un preventivo di spesa su cui basare la propria scelta definitiva.

Disegnata dunque la pianta del locale, si disporranno sul foglio le sagome dei mobili che desidereremo inserire; distinguendo con colore diverso i mobili dagli imbottiti e dalle lampade. Le varie sagome, naturalmente, devono essere nella stessa scala (1:20) della pianta del locale in cui saranno inserite alla ricerca della migliore disposizione dei diversi elementi. Una volta individuata la parete migliore da attrezzare con il mobile porta Tv, si deve procedere alla misurazione della sua altezza in modo da poter disegnare frontalmente su di un altro foglio la parete in questione in scala 1:20, riportandovi sopra però anche gli elementi salienti come le prese di corrente, la presa dell’antenna Tv, gli eventuali punti luce, gli ingombri edili e tutto quanto possa pregiudicare la costruzione della nostra parete attrezzata.

A questo punto avremo ottenuto la riproduzione “in alzato” della parete che avremo deciso di attrezzare e dovremo per forza procedere ad una scelta circa la morfologia degli arredi che desideriamo posizionarvi.

Libreria “a spalla” o “Mobile Componibile”?

Fra il vasto assortimento di arredi da soggiorno di cui noi de “La Casa Moderna” siamo ideatori, produttori e rivenditori, vogliamo, in questo poco spazio a disposizione, scegliere quelli che ci sono sembrati utili a farne uno spazio significativo, portando l’analisi di questi elementi sino a proposte d’arredo semplici, ma condotte fino al dettaglio. Abbiamo già accennato in precedenza al fatto che il soggiorno può raccogliere in sé numerose funzioni: zona pranzo, zona conversazione, zona studio/lavoro, zona libreria e zona ascolto musica e TV. È il caso dei locali soggiorno multiuso, tipologia un tempo “classica” solo relativamente alle case per vacanze o ai monolocali e adesso invece assai diffusa ovunque, sia negli stabili di nuova costruzione, sia in quegli esistenti e spesso soggetto di una ristrutturazione. I mobili da soggiorno che vengono posizionati in stanze di questo tipo devono per questo essere progettati seguendo attentamente ogni esigenza che l’utente potrà avere in merito al proprio uso. Da questo momento dunque, dovranno partire le domande che è necessario farsi quando si progetta un mobile di questo tipo: Quanto spazio abbiamo a disposizione? Ci serve un mobile che sia capace di contenere la Tv? Se sì, quanto sarà grande la Tv che dovremo alloggiarci? E dove sono posizionate le prese che necessitano per far funzionare la stessa Tv? Abbiamo necessità di avere un notevole contenimento di oggetti all’interno del mobile? Quanti libri possediamo? Abbiamo bisogno di uno spazio vetrato dove esporre una collezione o altre suppellettili? Desideriamo possedere uno spazio “bar”? Necessitiamo di un piccolo scrittoio dove andare a collocare il computer? Con una superficie a volte inferiore anche ai 30/35 mq, quello che basta cioè per salvaguardare le condizioni minime di abitabilità e i requisiti igienico-sanitari principali dei locali d’abitazione, risulta abbastanza evidente che una parete attrezzata può rappresentare davvero un ottimo ausilio per i problemi di arredamento di un soggiorno. Tramite di essa si possono risolvere infatti numerose situazioni “incresciose” in cui sarebbero addirittura potuti venire meno i concetti distributivi stessi su cui si regola tutta l’organizzazione funzionale interna dell’alloggio. Visto le dimensioni medie attuali degli alloggi infatti, come sarebbe possibile altrimenti rispondere ad un così grande numero di esigenze, se la moderna industria italiana del mobile non consentisse una così ampia possibilità di personalizzazione? È bene a questo punto precisare che i mobili prodotti in Italia, hanno in questo senso delle peculiarità che sono difficili da riscontrare in egual misura in altri paesi del mondo. L’Italia infatti, tradizionalmente patria di grandi artigiani del mobilio, ha trasferito la propria antica professionalità nella moderna industria, tramite un’organizzazione “Just in time” che consente alle maggiori aziende italiane di produrre mobili altamente personalizzati per i gusti e le esigenze di ogni singolo cliente. È questo tipo di organizzazione che consente la produzione dei cosiddetti mobili componibili da soggiorno, i quali sono una categoria speciale di mobili che possono essere in generale ricondotti a due grandi famiglie: le pareti attrezzate (in gergo anche detti “mobili a bussolotto o a elementi singoli) e le librerie cosiddette “a spalla”.

Vediamo a tal proposito di fare un po’ di chiarezza.

Con il termine “Parete attrezzata” o “mobile da soggiorno componibile” si definisce di solito un tipo di mobile composto da “elementi singoli” di tipo componibile, che possono venir assommati seguendo uno schema precedentemente previsto. Fanno genericamente parte di questa categoria tutti quei mobili multifunzione che, per caratteristiche e morfologia, non posso essere considerati delle vere e proprie librerie anche se sono costruiti con elementi detti “a spalla portante” e neppure dei mobili “fissi” quali possono essere le credenze e le vetrine. Caratterizzati dunque dall’accostamento progettuale di più o meno elementi fra loro componibili, questi mobili, prendono la forma che si intende dar loro attraverso la scelta delle peculiarità e le funzionalità che, una volta messi insieme, tali elementi andranno ad avere. Diciamo che si tratta di una specie di gioco in cui attraverso l’accostamento di singoli elementi dotati ciascuno di una specifica funzione, si avrà ad ottenere complessivamente il mobile dotato delle varie funzionalità di cui si necessità.

Nel caso invece dei cosiddetti “mobili libreria” oppure “mobili a spalla portante” o ancora “Mobili-parete a spalla” stiamo parlando in pratica di “scaffali” aventi più o meno le stesse caratteristiche di una qualsiasi libreria componibile, che sono però dotati di alcune specifiche peculiarità che li rendono perfettamente adatti ad un loro utilizzo in soggiorno. Questo tipo di componibile infatti, differisce dalle normali librerie sia per la grande disponibilità di misure che hanno i suoi componibili, sia per la disponibilità di elementi funzionali caratteristici che li rendono perfettamente adattabili all’uso specifico per la “zona giorno”.

Tant’è vero che in gergo si definisce questa tipologia di produzione “programma a spalla”, una denominazione che la dice lunga sulle capacità compositive che tali prodotti possiedono. Volendo generalizzare, si può dire che i due sistemi produttivi (mobili a bussolotto e programmi a spalla) differiscono soprattutto per le loro proporzioni che, per quanto riguarda le pareti attrezzate o a elementi componibili, sono sviluppate in larghezza, piuttosto che in altezza, mentre per le librerie a spalla avviene l’esatto contrario. Ciò ovviamente, non è sempre vero, e se succede abbastanza di raro di incontrare (specie nelle mostre di mobili) dei soggiorni ad elementi componibili alquanto alti, altrettanto non si può dire per le librerie utilizzate allo stesso scopo, le quali possono variare da un’altezza variabile dai 180 ai 300 cm. Entrambe le tipologie di mobile possono poi venir progettate e montate sia “a terra”, cioè poggiate sul pavimento, sia “sospese” cioè appese sulla parete che deve ospitarle senza che necessariamente siano posate in terra. Ambedue, poi, possono essere fornite di quegli elementi funzionali diventati così indispensabili al giorno d’aggi in un soggiorno, quali possono essere, l’elemento “porta tv”, la vetrina, il contenitore a cassetti o cestoni, la ribalta, l’elemento bar, la zona scrittoio e chi più ne ha più ne metta.

Potremmo allora dire, forse più correttamente, che i due sistemi si differenziano soprattutto per le modalità costruttive e progettuali, in quanto, mentre nel primo caso si procede col progettare il mobile più o meno così come si fa per una cucina componibile, ovvero accostando dei singoli elementi già di per se finiti e definiti, nel secondo si lavora immaginando il mobile, un po’ come farebbe un falegname chiamato a costruirlo, cioè mettendo insieme dei singoli pezzi (fianchi, ripiani, ante e quant’altro) che non avrebbero da soli una dignità ed una utilità definite, ma che solo una volta messi insieme assumono le sembianze di un mobile vero e proprio.

Anche dal punto di vista estetico, i due tipi di soggiorni risultano al quanto diversi. I mobili componibili a elementi singoli, infatti, producono solitamente sulla parete arredata un effetto più leggero e contenuto, pur offrendo a volte anche una notevole dose di spazio, sia interno (dentro le loro ante), sia esterno (sopra le loro mensole e i loro vani a giorno). Le librerie a spalla invece, essendo più abbondanti a livello volumetrico, possono creare un maggior impatto sulla parete che vanno ad arredare e questo è uno dei motivi per cui vengono prodotte anche in versione molto bassa, oppure sospesa. A livello funzionale però, le librerie componibili possiedono rispetto ai mobili a bussolotto dei vantaggi indiscutibili. Primo fra tutto, logicamente, il volume interno, che in una libreria può essere addirittura gestito attraverso l’utilizzo o meno che si intende fare delle ante chiuse. Sì perché una libreria da soggiorno, se anche nasce dall’esigenza di contenere (come dice la parola stessa) dei libri, può essere dotata di sportelli, vetrine, ribalte e cassetti, così come qualsiasi altro mobile da soggiorno. Tale peculiarità consente dunque di creare delle situazioni in cui, oltre ai normali “spazi aperti” che nelle librerie sono fatti apposta per contenere dei libri, si possono ottenere dei validi e capienti volumi “chiusi”, da utilizzarsi per riporvi qualsiasi tipologia di suppellettile, dalla più piccola alla più grande. Recentemente a tutti questi vantaggi, si è aggiunto anche quello di poter progettare la propria libreria sia nel tradizionale sviluppo verticale (cioè con i fianchi che svettano verso l’altro con i ripiani agganciati ad essi), sia nell’innovativo sviluppo orizzontale, in cui, per le librerie di certe proporzioni, è possibile utilizzare dei lunghi ripiani posti orizzontalmente, con funzione strutturale, mentre i fianchi interni, notevolmente ridotti in dimensioni, come divisori e sostegni verticali.

In quanto a colori e finiture, quelli attualmente in produzione sono quasi tutti sistemi che consentono una vastissima gamma di varianti, con le quali si possono fare degli accostamenti capaci di ottenere risultati più gradevoli di quello che sarebbe stato con il “tutto uguale”. Per esempio, i mobili laccati vanno benissimo accanto ai mobili in legno naturale, e tutti e due i tipi vanno d’accordo con quelli in metallo e cristallo in un insieme che se ben progettato risulta assolutamente piacevole ed omogeneo. Ricordiamoci infatti che volendo aggiungere dei mobili così importanti e voluminosi nell’arredamento moderno di un soggiorno che quasi mai risulta oggigiorno essere “troppo grande”, dovremo necessariamente scegliere progetti di mobili che, pur se semplici e lineari non possono mai scadere nella monotonia. Pena il disastro stilistico. E su questo punto occorre proprio fare molta attenzione perché, a parte le regole che abbiamo poc’anzi citato, la scelta dei colori dei mobili (legno chiaro o legno scuro, laccato neutro o sgargiante ecc.), è puramente personale. Va dunque tenuto ben presente che tale scelta dovrà essere effettuata in relazione non tanto alla tipologia di mobile che si sta allestendo in quanto piuttosto all’ambientazione complessiva che tale mobile andrà a completare. Un tempo, in un locale dove fossero posizionati mobili scuri, si sarebbe senza dubbio scelto di operare su delle pareti molto chiare, in tinta unita di tonalità calda e comunque in situazione di “stacco” rispetto ai toni del mobile da soggiorno. Oggigiorno non è più così e arazzi, decorazioni, pavimenti, tappezzeria e mobili, quando sono scelti tutti fra i toni più scuri, possono rappresentare un insieme molto raffinato, specie se l’ambiente può godere di un’ottima illuminazione naturale o artificiale. Quando in un mobile da soggiorno ci deve essere molto contenimento perché magari la cucina è piccola o insiste sullo stesso ambiente, nello stesso mobile dovranno essere dunque declinati con rigore stilistico e funzionale, tutti quei criteri che devono portare a raggiungere il proprio scopo pratico, senza pregiudicare il fattore estetico. Se ad esempio in casa non vi fosse lo spazio per un contenitore tipo credenza, le stoviglie e l’occorrente per la tavola potranno trovar posto nell’unico mobile del soggiorno, opportunamente dotato di ante chiuse. Se necessitiamo di molti spazi chiusi da utilizzare quali contenitori, il mobile libreria si rivela molto adatto a questo scopo. Con gli elementi a giorno nella parte alta infatti, la libreria potrà avere magari ante piene in basso, in cui se necessario la profondità potrà anche essere superiore, oppure anche nella parte alta in modo da creare un po’ di movimento nella monotonia degli scaffali a giorno, solitamente utilizzati per riporvi i libri. Un mobile di questo tipo sempre dovrebbe poter stare sul tratto di parete che si trova di fronte alla zona conversazione, cioè proprio in quello spazio tradizionalmente predisposto all’alloggiamento della Tv. Ciò suggerisce una soluzione solitamente ovvia: quella cioè di posizionare la tv in uno spazio appropriato creato appositamente per alloggiare il televisore a seconda delle sue dimensioni. Un altro vano può essere riservato a quel punto all’impianto stereo, come anche all’angolo bar, alla vetrinetta al piccolo scrittoio (magari nascosto in una ribalta) e a tutto quanto possa essere utile in una parete da soggiorno.

Un eventuale camino, dovrà essere a quel punto posizionato invece lateralmente, in modo che dai divani sia possibile godere contemporaneamente sia della visione televisiva sia di quella del caminetto acceso. I tecnici infatti sostengono che, per un buon funzionamento di un camino all’interno di un soggiorno, quest’ultimo non deve essere troppo compresso o racchiuso dalla presenza dei mobili.

Mentre i mobili a contenitori singoli (a bussolotti) trovano sempre posto addossati alle pareti, a volte, quelli fatti sotto forma di libreria vengono usati come divisorio: messi in modo trasversale rispetto alle pareti, essi possono infatti fungere da “paravento” per l’ingresso o la cucina, oppure essere di tipo “passante” ciò dotate di un vano fatto apposta per agevolare il passaggio fra uno e l’altro lato della stanza. In questo caso la libreria è solitamente priva di schienale in modo che non ostacoli il percorso della luce da una zona all’altra.

Anche i vani “a giorno” (o aperti) infatti, in ogni mobile da soggiorno che si rispetti, hanno una dignità stilistica del tutto paragonabile a quella delle ante chiuse, specie quando essi sono disposti in modo originale e in zone diverse da quest’ultime: questa particolarità progettuale è soprattutto indispensabile quando si ha bisogno di un mobile di grandi dimensioni e molto contenitivo, che per queste sue caratteristiche sarebbe stilisticamente difficile da progettare, se non utilizzando un’alternanza di vani a giorno e vani chiusi tale da non farlo apparire come un banale armadio da camera. La libreria può avere una profondità variabile tra 30 e 45 cm e può avere anche parti sporgenti fino a 60 cm, quando queste sono previste chiuse.

L’altezza massima da tenere tra un ripiano e l’altro per ospitare anche i libri di dimensioni molto grandi (ed eventualmente anche i vecchi dischi a 33 giri) è di 35 cm, mentre quella minima si aggira intorno ai 27 cm. L’altezza da terra massima raggiungibile per prendere un libro senza l’ausilio di una scala si aggira attorno ai 200 cm e ciò sta a significare che, nel caso si progetti una libreria più alta essa dovrà essere in parte utilizzata per mettere i libri e gli oggetti meno utilizzati.

I vani a giorno, non sono però ad esclusivo appannaggio delle librerie. Un elemento “a giorno” che si accosta molto comunemente anche all’idea di mobile “a elementi singoli” (o comunque alla parete “attrezzata”) è ad esempio la “mensola”. In legno naturale, laccato dello stesso colore del mobile oppure in tinta contrastante, essa può essere applicata come complemento ai contenitori componibili oppure costituire, ripetuta, l’unica soluzione per la parte alta di un mobile che non vuole essere (o meglio “apparire”) una vera e propria parete-libreria. L’applicazione delle mensole deve essere fatta in modo che risultino “pulite” sul muro, cioè senza nessun sostegno in vista. In fin dei conti si tratta spesso di semplici assi e per questo il metodo migliore per fissarle a muro è quello detto “a perni” o “a baionetta”, con il quale nello spessore del legno della mensola vanno a conficcarsi degli elementi in metallo ancorati a muro con tasselli a espansione, che rendono “invisibile” tutto il sistema di ancoraggio. Questo metodo è valido finché le mensole sono contenute nella profondità di circa 20-25 cm, ma quando diventano veri e propri ripiani da usarsi come scrittoi o piani di servizio, esse dovranno prevedere supporti in ferro o mensoline in legno di sostegno a garanzia di un’assoluta sicurezza.

Musica e Tv in soggiorno

Tutti sanno che nella maggior parte dei soggiorni, alla zona conversazione-relax è intensamente legata anche l’utilizzo della TV, oggetto “di culto” che forma ormai una parte inscindibile delle ore dedicate al relax. Di conseguenza, nel progettare la disposizione del soggiorno – salvo indicazioni diverse – va individuata anche la parete o la zona dove è possibile collocare il televisore, tenendo conto che, come abbiamo visto nel precedente capitolo, l’apparecchio dovrà essere naturalmente collegato anche con un’antenna esterna e quindi si dovrà trovare in prossimità di una parete fornita dell’apposita presa. Anzitutto, anche qui, qualche dimensione da definire. Per non affaticare la vista si suggerisce che la dimensione del cinescopio sia direttamente correlata alla distanza da cui l’apparecchio viene visto. Una volta era d’uopo considerare che tale distanza non fosse maggiore di 5 volte la diagonale del cinescopio (cioè, in pratica, della dimensione dell’apparecchio, generalmente espressa in pollici). Al giorno d’oggi invece, le nuove tecnologie (plasma, led, lcd ecc.) grazie alle quali i televisori vengono prodotti, consentono facilmente di ottenere a basso costo, anche Tv di dimensioni davvero notevoli e questo ha portato molti utenti a preferire questo tipo di apparecchio, rispetto ad altri di dimensioni forse più adeguate al proprio soggiorno. Le soluzioni per la collocazione dei nuovi schermi sono davvero svariate e grazie alla sua profondità ridotta (a volte a pochissimi centimetri) è possibile posizionare la Tv praticamente in ogni mobile da soggiorno in cui si sia previsto un vano sufficientemente grande da contenerla. A questo proposito le metodiche di inserimento sono numerosissime: un televisore molto grande può essere, ad esempio, messo direttamente sopra una base bassa (che può contenerne gli accessori) e posto al centro di una parete completamente vuota nella sua parte alta; Oppure potrà essere inserito all’interno di una libreria in cui sia stato creato un vano (corredato di schiena oppure privo) di dimensioni più grandi di quelle della Tv, oppure, come nel caso della foto, una speciale predisposizione costituita da un braccio orientabile o da un albero girevole quel tanto che basta per poter spostare l’angolo di visione della TV stessa. Vige una regola in merito al posizionamento della Tv all’interno dei mobili che a prima vista può sembrare anche ovvia, ma che nella pratica si rivela spesso disattesa. Essa può essere in pratica concretizzata in questo concetto: se la televisione possiede una dimensione superiore ad un decimo della superficie totale della parete su cui essa sarà posizionata, occorre progettare il mobile da soggiorno partendo da questa “ingombrante” presenza, per poi disegnare tutto ciò che può starci intorno, se invece la Tv sarà più piccola di questa dimensione “limite”, sarà possibile fare il contrario, ovvero pensare al mobile che si sta progettando come un elemento di arredo in cui va inserito “anche” il televisore. Oltre a questo, mentre uno schermo più grande dovrà avere una collocazione precisa ed eventualmente un supporto o una staffa a muro rotante per modificarne a piacere l’orientamento, quelli più piccoli potranno essere inseriti in qualsiasi mobile senza troppa difficoltà, facendo solo attenzione alla sua posizione rispetto a chi lo deve guardare da seduto. In base a questa riflessione si potrà scegliere la parete interessata dove inserire la tv, pensando di posizionarla sul ripiano di una libreria o sulla base di un mobile componibile, avendo però comunque cura di considerare che la visione diretta a 90° dell’apparecchio (ovvero perpendicolare alla parete) è sempre la più raccomandabile. Eccezionalmente, e nel caso di apparecchi molto grandi, potrà essere prevista anche una visione da lontano, ad esempio dalla zona pranzo, ma solo se questa è nelle immediate vicinanze del mobile da soggiorno. Non c’è infatti niente di più disdicevole di una serie di commensali che oltre a guardare la Tv mentre pranzano (cosa che non andrebbe mai fatta ma che molto spesso, invece … si fa) sono costretti a guardarla di sbieco e da lontano. Il televisore, con le sue dimensioni attualmente così importanti, ha sostituito integralmente anche la proiezione domestica grazie ai sistemi di riproduzione su grande schermo di film e filmati tramite internet ed i dvd. Per ottenere il massimo coinvolgimento nella visione si usa adottare un sistema di diffusione sonoro Dolby Surround che è un apparato che prevede uno speciale amplificatore e cinque diffusori. Oltre ai due tradizionali, solitamente da posizionare frontalmente a chi gli ascolta, lateralmente alla Tv, ad un’altezza circa pari a quella degli orecchi, andrà aggiunto un diffusore centrale nei pressi del televisore (solitamente sotto) e due piccole casse per gli effetti da sistemare alle spalle del punto d’ascolto a un’altezza di circa 1,8 metri. La proiezione di film si può ritenere, quindi, una concomitanza, rispetto all’ascolto di musica e da organizzare in alternativa a quest’ultima, ma tramite i soliti apparecchi. Circa la posizione dei divani, nell’arredo di un soggiorno moderno, si dovrebbero riservare almeno tre metri liberi davanti alla zona dove viene disposto lo schermo per ottenere una proiezione ottimale. Come vedremo adesso, se il locale riservato al soggiorno è abbastanza ampio, oltre al nucleo principale formato da un certo numero di pezzi imbottiti, vi potrà essere una zona lettura o ascolto della musica formata da una o due poltrone relax con schienale alto e completate da un pouf, oppure da quelle di tipo chaise-longue.

Il tema della diffusione sonora nelle zone “giorno di un’abitazione si può affrontare sotto due punti di vista: o come sistemazione ottimale delle apparecchiature acustiche nei mobili posti nel locale in cui la musica viene riprodotta; o come “diffusione sonora” nell’ambiente. Esaminiamoli dunque separatamente. Un impianto hi-fi va inserito nell’ambiente seguendo le indicazioni utili al miglior ascolto sia per quanto riguarda la posizione delle casse acustiche sia degli ascoltatori. Una volta lo “stereo” era un ingombrante apparecchio che risultava spesso difficile da collocare in un mobile da soggiorno. Oggi invece gli apparecchi hanno dimensioni nettamente ridotte e, a parte gli amplificatori “professionali”, non richiedono che un piccolissimo spazio per poter essere inseriti in un vano. A parte i vari lettori esistenti, attualmente sono molto utilizzati a questo scopo le radio digitali, che consentono l’ascolto di radio presenti in ogni parte del mondo e i computer portatili, che una volta attaccati a un adeguato amplificatore, possono trasmettere musica digitale di altissima qualità. La sistemazione migliore delle casse è a circa l metro dal pavimento, (più o meno l’altezza delle orecchie di chi sta seduto su un divano), a una distanza reciproca atta a garantire un effetto sonoro valido ed esteso a tutto il locale. In merito alla diffusione sonora del locale, gli schemi consigliati sono due, che più o meno si equivalgono, in quanto a risultato ma che differiscono fra di essi in quanto a proporzioni del locale: nel primo, la posizione degli ascoltatori deve essere al vertice di un triangolo equilatero che ha le casse agli altri vertici; nel secondo, la distanza tra le casse deve essere pari a 3/4 di quella misurata ortogonalmente tra le casse e gli ascoltatori. Se applichiamo questi concetti a una zona conversazione tradizionale, si dovrà ipotizzare di collocare le casse sulla parete opposta al divano (o alle poltrone), alla distanza sopra calcolata (che di solito è variabile tra i 3 e i 4 m). La posizione ideale per essere dunque collocate su di un mobile da soggiorno. Le casse (ne esistono anche di piccole dimensioni) potranno essere infatti indifferentemente appoggiate su supporti autonomi, collocate a parete oppure inserite su di una base, una mensola oppure una libreria. Il punto migliore di ascolto sarà al centro dei due altoparlanti, alla distanza sopra accennata. Naturalmente si dovrà scegliere anche una posizione opportuna per le apparecchiature, in modo che siano facili da manovrare e nel caso degli amplificatori professionali, non risentano troppo delle oscillazioni delle strutture. La situazione è oggi enormemente favorita rispetto a quella di qualche anno fa anche dalla presenza del telecomando e dalla qualità del materiale sonoro che, grazie ad internet ed alle tecnologie digitali in genere, consente di ottenere ottime riproduzioni anche con apparecchi dal costo modesto. Per quel che riguarda il “trattamento” delle pareti, anche se non è necessario trovarsi di fronte a un ambiente insonorizzato di tipo professionale, è bene almeno sapere che i materiali morbidi (tende, tappezzerie) assorbono il suono e quindi consentono che l’onda principale arrivi direttamente e senza riflessioni indesiderate all’ascoltatore. È opportuno che anche elementi gli architettonici riflettenti, come le pareti nude e le finestre, siano schermati da tendaggi o tappezzerie che aiutano molto in questa funzione. Libri e scaffalature in legno presenti nell’ ambiente possono essere considerati altrettante “trappole” per catturare onde sonore che alt

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